Di Ninni
Caccia ai Pokemon, distrazione che può rivelarsi fatale
Pokemon
In Italia già diversi gli incidenti stradali registrati
24/07/16

Pokémon: potrebbe sembrare anche una parolaccia, ma non fatevi ingannare dal suono vagamente onomatopeico della sua pronuncia. 
Basta rinfrescare la memoria e tornare qualche anno indietro: è un videogioco, poi divenuto un “manga”. Insomma sì, un cartone animato. 
I buontemponi della generazione degli Ufo Robot ricorderanno bene il confronto che veniva naturale fare tra Actarus o Capitan Harlock e Pikaciù.
In particolare, la generazione che, per dirla alla Carlo Conti in uno dei cortometraggi del suo “I migliori anni”, aveva avuto l'infanzia scandita dai cricchetti sugli omini del “Subbuteo” o dalle corse frenetiche culminanti nell'unione delle nocche delle mani tra loro, al grido di “Jeeg robot d'acciaio!”
Una parolaccia, dunque, che la contemporaneità ci impone di imprecare occhi al cielo mentre, attorno a noi, la gente moderna, non è detto quella più giovane, cammina come zombies seguendo una traccia sul proprio smartphone, cercando di immedesimarsi in quella “realtà aumentata” (si chiama così), inoculata nel nostro cervello direttamente da un'app connessa al web – ormai senza nemmeno respiriamo – e trasferita sul reticolo delle nostre strade in un video-real-game. 
Manco a dirlo: quella gente cerca portali, o qualcosa del genere, per passare di livello in un gioco planetario nel quale due squadre, quella Verde degli “Illuminati” e quella Blu della “Resistenza”, combattono tra loro per aumentare ciascuna la propria forza.

Si diventa più forti, in particolare, se si acchiappano certi pokémon che danno più energia all'“agente”, che ovviamente sarebbe chi usa il telefono. Pokémon che fanno incetta di energia, direttamente dai giga di traffico e dalla batteria del telefono, mentre dell' “agente” in carne ed ossa fanno incetta di attenzione.
Eccoci qua. Pokémon!
Il telefono quasi si spegne, e allora la mente umana che si immedesima nella caccia (l'uomo è predatore) e nella competizione (l'animale ha da elevarsi sul branco e comunque il proprio branco ha da elevarsi sull'altro) cercherà energia. Non cibo: energia. Quella elettrica e quella virtuale.
Gli agenti camminano senza sosta: passano davanti ai monumenti, alle bellezze naturali, ad altri esseri umani.  Ma quella cosa che si chiama attenzione, e che sta dentro il cervello, da qualche parte, è focalizzata solo alla ricerca del bersaglio prima sul display, nel reticolo della mappa, e quindi nella “realtà virtuale” (solo ora tale locuzione diventa ossimoro) a totale discapito, o quasi della “realtà vera”.

Nell'era delle cuffiette perennemente accese, dei piccoli monitor sempre connessi, dei social sempre attivi, della distrazione sempre al massimo, ci mancavano solo loro: i Pokémon.
Basta scaricare una bella App, ovviamente gratuita, ed ecco che tutti siamo teletrasportati nel videogioco più grande che si sia mai visto: il pianeta Terra.
Ma tra la realtà virtuale e quella vera, c'è un solco immane. 
C'è una parte di mondo, quella nostra, che amiamo chiamare “occidentale”, che si distrae immersa nella musica sparata a bomba da una cuffietta sempre accesa e che muore, mentre guida, mentre attraversa la strada o un binario, sotto gli occhi esterrefatti dei pochi attenti, pronti però a brandire lo strumento elettronico e videoriprendere l'ultimo momento di vita del distratto di turno, infilandosi nell'abbraccio dello stesso mortale carnefice del quale hanno appena visto l'indifferente crudeltà; e poi c'è l'altra parte del pianeta, quella che oggi ci odia ma che, a differenza di noi, è pienamente concentrata sul proprio obiettivo: farci fuori tutti, uno ad uno.

Ci sono già i primi incidenti stradali, a pochi giorni dal “lancio” planetario dell'ultima web-moda. 
Pensate un po': quante volte ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se ai tempi di Hitler o di Stalin, le immagini degli stermini da essi rispettivamente ordinati, fossero corse su Whatsapp o su Telegram? Beh, la risposta ce l'abbiamo oggi: niente.
In quegli anni di immagini in bianco e nero, di filmati muti e viziati dall'eccessiva, innaturale, velocità di riproduzione, tutto poteva sembrare lontano, irreale. Serviva molta immaginazione, per pensare che quelle immagini fossero state vive o reali.

Oggi, reduci dagli strazianti filmati in slow motion e in HD della strage di Nizza, freschi di sonoro delle esecuzioni messe in rete dall'Isis, ubriachi di missili che possiamo riveder cadere all'infinito su bersagli umani e non, ecco Pokémon. Eccolo che ci distrae, che ci rilassa, che ci ipnotizza più delle “Sirene” di Ulisse o del flauto di Orfeo. Ci ipnotizza e ci porta a camminare, guidare, pedalare, attraversare, in una realtà aumentata che in realtà diminuisce tutto di noi, compresa, perdonateci il nostro inguaribile pessimismo, l'aspettativa di vita.
A niente serviranno i rimedi degli antichi: benda sugli occhi e orecchie tappate con la cera. 
Stavolta lo diciamo prima: vedrete che questa novità, avrà come unico effetto solo quello di sguinzagliare frotte di bambini a caccia di qualche raro pokémon, magari in bici con gli occhi fissi sullo smartphone usato di papà in mano, o di farci sbattere contro il fusto di un albero o contro la cantonata di un muro. O contro un'altra macchina, o direttamente contro un pedone, che pensava di essere in salvo sulle strisce. 
Ecco, se lui fosse stato un Pokémon, sarebbe insieme a tutti gli altri nel paradiso virtuale in cui vanno, ne siamo certi, gli spiriti liberi (virtuali) della rete. Ma non è un pokémon: il pedone investito è solo un morto. Un morto vero. 
Lorenzo Borselli

Responsabile della Comunicazione e Consigliere Nazionale Asaps (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale)