Di Ninni
Offendere via Facebook o altri social network può costare caro, una decina i casi che saranno discussi dal tribunale di Vasto entro fine anno
Facebook offese
La diffamazione attraverso facebook è aggravata dal fatto che viene utilizzato un mezzo pubblicitario
19/09/18

Offendere via Facebook, o attraverso qualsiasi altro social netwok, può costare caro. In aumento le denunce per diffamazione. Una decina i casi che saranno discussi dal tribunale istoniense entro fine anno.

Uno dei casi più singolari è quello di A.C., un trentenne che qualche mese fa non condividendo l'opinione di Antonio Turdo, presidente del Comitato Pro Trignina lo ha irriso lasciandosi andare a considerazioni poco gentili sulle facoltà mentali del rivale. Domani la vicenda sarà discussa in aula. Il gup del Tribunale di Vasto ha rinviato a giudizio A.C. con l'accusa di diffamazione aggravata. Turdò si è costituito parte civile e chiede un risarcimento di 10mila euro. La parte civile è assistita dall'avvocato Isabella Mugoni. La diffamazione attraverso Facebook è aggravata dal fatto che viene utilizzato un mezzo pubblicitario. 

Fondamentale è la sentenza n. 50 del 2 gennaio 2017 della Corte Suprema di Cassazione. "Quella sentenza è un primo passo, verso la sensibilizzazione di molti utenti che considerano il web uno spazio in stile Far West nel quale dare sfogo a qualsiasi istinto", dice l'avvocato Mugoni.

La Corte di Cassazione ha ritenuto applicabile l'articolo 595 del codice penale che chiarisce che "....chiunque, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032. Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065".

Giovedi 20 è prevista la sentenza. Per aver pubblicato sul profilo Facebook di un'attività di ristorazione apprezzamenti piuttosto pesanti nei confronti degli agenti del Corpo della Polizia Locale, un vastese qualche tempo fa è stato condannato a sei mesi di reclusione dal Tribunale di Vasto. La vicenda trae origine da un'occupazione del suolo pubblico non autorizzata, e correttamente sanzionata dagli agenti della Polizia Locale, nei cui confronti l'uomo aveva manifestato la sua disapprovazione utilizzando il noto social network.

P.C.

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