Di Ninni
Forno crematorio a San Salvo, l’analisi a 360° da parte di un cittadino
Cimitero San Salvo
Le riflessioni di Amedeo Sannino
16/02/21

Egregio Sig. Direttore,

rimango molto colpito dal dibattito, peraltro sempre positivo, che si è innescato dopo l’annuncio del Comune di San Salvo della conclusione dell’iter per la realizzazione di un forno crematorio nel territorio del nostro comune e, più precisamente, all’interno dell’area cimiteriale come da indicazione legislativa.

Nei due principali schieramenti, quello dei “favorevoli” e quello dei “contrari” si ritrovano, rispettivamente, i partiti dell’attuale maggioranza di governo cittadino e i partiti di opposizione unitamente a coloro i quali, pur senza ricoprire alcun incarico istituzionale, hanno a cuore le sorti del territorio e, democraticamente, fanno sentire la propria voce.

Gli argomenti, analizzati tentando di non scivolare nell’appartenenza all’uno piuttosto che all’altro schieramento, sembrano tutti validi.

Ad esempio, se si parla di creazione di posti di lavoro, di offrire un servizio negli ultimi anni sempre più richiesto come la cremazione, di portare un vantaggio economico alle casse comunali e di essere il riferimento per chiunque volesse farsi cremare dopo la dipartita non si può non condividere il punto di vista dei “favorevoli”.

Di contro, se si parla di impatto ambientale, di salvaguardia della qualità della vita, di localizzazione alquanto infelice (troppo vicina al neonato Polo Scolastico, quasi a ridosso di un complesso residenziale nascente e, in generale, nelle immediate vicinanze del centro abitato), di “magri ristori” spettanti al Comune di San Salvo in egual misura non si può non essere d’accordo.

Alle già citate argomentazioni dei “favorevoli” e dei “contrari” mi permetto di aggiungere quelle da cittadino di San Salvo (che, peraltro, abita nei pressi del Cimitero).

Fatte salve le ragioni politico-economiche (per cui gli opposti schieramenti dibattono ormai in tutte le sedi comprese quelle non istituzionali) forse stiamo tralasciando delle variabili che, in qualche modo, potrebbero chiarire maggiormente che, forse, la realizzazione del Tempio Crematorio, non sia così conveniente.

Mi spiego meglio: sulla questione della localizzazione (a quanto pare “imposta” dalla legge) qualche passaggio in più andrebbe fatto, valutando l’ampliamento e/o la costruzione ex-novo di un’area cimiteriale intercomunale e allocando in essa la struttura ovviamente delocalizzandola dai centri abitati. La legge recita: Un crematorio può essere realizzato solo dentro un cimitero (o con un suo ampliamento), ex Art. 78 DPR n.285/1990.

Questo comporterebbe un aggravio delle spese di realizzazione dell’impianto che difficilmente avrebbe un payback conveniente.

Per quanto riguarda l’aspetto economico qualche numeretto in più andrebbe citato. 

Prima di tutto la presenza, nel giro di 136 Km, di 3 impianti di cremazione regolarmente funzionanti.

Significa che in circa 1.5 ore si possono raggiungere le località di San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno a nord e di Foggia a sud. Quindi percorsi non particolarmente impegnativi per gli utenti (Imprese e Familiari).

Il costo medio, stabilito per legge, di una cremazione equivale a € 511,60 (salvo poi le richieste particolari ai differenti impianti e i costi delle agenzie funebri per trasporto e pratiche) per cui per raggiungere il fatturato presunto di 475.000€ occorrerebbero, nel solo primo anno, almeno 1.000 cremazioni. 

Estrapolando le medie dei defunti per centro abitato (Vasto e San Salvo) il numero si aggira intorno ai 530 decessi per anno. Da questi andrebbe desunta la percentuale di coloro che scelgono la cremazione come opzione (assumiamo un 20%forse anche esagerato) quindi si ottiene un numero (106) di quasi 10 volte inferiore all’atteso 1.000. Con questi numeri, francamente, vedere una convenienza economica pare piuttosto difficile.

Anche supponendo che città come Pescara, Ortona, Lanciano tanto per citare le più grandi, decidessero di scegliere San Salvo come riferimento la quota 1.000 verrebbe si raggiunta.

Però, nel caso di Pescara, la distanza da San Benedetto del Tronto è di 80 km (89 km da San Salvo) per cui l’impresa potrebbe scegliere la prima ipotesi a parità di tariffa sottraendo così a San Salvo il numero di cremazioni di Pescara (sempre assumendo il 20% si arriva a 360 possibili cremazioni).

A tutto questo va aggiunto un aspetto sicuramente non visibile ad occhio nudo ma particolarmente sentito specie nelle città del Sud Italia che ospitano impianti di cremazione.

Mi riferisco alla capacità di penetrazione delle organizzazioni di criminalità organizzata all’interno della gestione dei Tempi Crematori.

Affari remunerativi, la possibilità di poter “liquidare” avversari criminali in casa, il possibile riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite dovrebbero essere assunte in alta considerazione nelle discussioni politiche. 

San Salvo, la vicina Vasto, soffrono in modo particolare di questa infiltrazione. Rappresentano, per alcuni aspetti, terre vergini e con soggetti insospettabili per cui diventano allettanti per chi ha da investire enormi proventi di origine illecita.

Il controllo su queste attività, molto spesso difficile da realizzare, potrebbe portare alla presenza sul territorio di soggetti alquanto dubbi (sto utilizzando un eufemismo) di cui, di certo, non si avverte la necessità.

La mancanza di una preparazione giuridica e anche culturale su questo fenomeno ci impedisce di avere una visione più analitica e critica allo stesso tempo.

Di certo qualcuno dei promotori starà sorridendo a questa considerazione. Vorrei unirmi anche io al suo sorriso ma la conoscenza di queste dinamiche mi impedisce di farlo.

Credo che, prima di ogni decisione, vada fatta un’analisi più approfondita della questione. Per cui l’invito alla maggioranza di governo cittadino di una più attenta riflessione senza abbandonarsi al facile entusiasmo (peraltro legittimo quando si vuole far crescere e prosperare il proprio territorio).

Infine, e con questo chiudo il ragionamento, mi permetto di dare un suggerimento: un “referendum” tra la popolazione per chiedere, democraticamente, il loro parere sulla realizzazione del Tempio Crematorio. Potrebbe essere un momento eccelso di dibattito (ovviamente attenti alle precauzioni anti Covid) da dove potrebbero venir fuori idee e suggerimenti per la migliore soluzione.

Amedeo Sannino

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