Un pubblico di genitori, insegnanti, ragazzi e bambini ha ascoltato oggi pomeriggio presso il Gabrì Park Hotel la testimonianza di Giorgia Benusiglio, ragazza milanese che a causa di un errore compiuto in giovane età ha compromesso per sempre la sua vita, rischiando la morte.
Nel 1999, a 17 anni, spinta dalla curiosità e dall’incoscienza tipiche dell’adolescenza, ha assunto mezza pastiglia di ecstasy, che le è costata cara: nel giro di una settimana è stata colpita da un’epatite tossica fulminante da ecstasy, fegato in necrosi, sei ore di vita.
Per sua fortuna ha trovato l’organo di una donatrice, Alessandra, ma ha vissuto a lungo nella sofferenza: un mese e mezzo di terapia intensiva, difese immunitarie basse, immobilità totale, piaghe da decubito, perdita di peso (arrivò a pesare 27 kg).
A tre anni dal trapianto è stata colpita da un tumore maligno alla cervice e ha subito nuove operazioni.
«Io non dirò mai a nessuno di non fare uso di sostanze perché non serve a nulla imporre qualcosa o vietare – afferma Giorgia - però chiedo di ricordarsi di me e della mia storia quando ci si troverà di fronte ad una scelta e chiedere a sé stessi: “Sono in grado di affrontare 17 ore di intervento, di dover assumere per il resto della mia vita dei farmaci che da una parte ti tengono in vita, ma dall’altra ti danneggiano?”».
La sala è attenta e ascolta le parole dirette e dure della ragazza, che ha reso tutti partecipi delle sue vicende più intime e familiari.
Se ora ha trovato la forza di trasformare l’evento drammatico che l’ha toccata in un’esperienza formativa e preventiva è anche merito del padre, che ha iniziato una campagna di informazione sui disastrosi effetti delle sostanze stupefacenti nelle scuole e nei centri di recupero.
Giorgia si è rivolta ai genitori, li ha invitati al dialogo e al confronto con i propri figli, ha sottolineato l’importanza dell’informazione per sfatare i miti che spesso si sentono in giro.
La sua vicenda le ha insegnato a vivere il presente, a fare i conti con i propri errori e ad assumersi le proprie responsabilità, sottolineando che la droga, di qualsiasi tipo, danneggia irrimediabilmente e non sempre si ha la fortuna di ricevere una seconda possibilità.
F. P.