Di Ninni
Il legale della famiglia Smargiassi: "Per loro la morte di D'Elisa e il processo a Di Lello è stato come vivere un altro lutto"
Roberta Smargiassi e Fabio Di Lello
I legali di Di Lello attendono una risposta sulla richiesta di annullamento della custodia cautelare in carcere
05/03/17

Il 10 Marzo riprenderà il processo per Fabio Di Lello, l'uomo che ha ucciso Italo D'Elisa per vendicare la morte della moglie Roberta Smargiassi.

"E' come se Roberta fosse stata uccisa un'altra volta". Per i genitori e il fratello di Roberta Smargiassi, l'omicidio di Italo D'Elisa, 22 anni per mano di Fabio Di Lello è stata una nuova tragedia. Lo hanno ripetuto il giorno del processo che ha visto il genero sul banco degli imputati. Roberta non avrebbe mai voluto che il marito si trasformasse in un giustiziere. Sapere Fabio alla sbarra per la famiglia Smargiassi è stato un dolore immenso.

"Per loro la morte di Italo D'Elisa e il processo a Fabio Di Lello è un altro lutto", ammette l'avvocato Nicola Molino che assiste Michele Smargiassi nel contenzioso civile sull'omicidio stradale di Roberta Smargiassi.

Michele Smargiassi e la moglie continuano ad andare a trovare la figlia al cimitero e cercano di evitare in tutti i modi la curiosità morbosa che inevitabilmente ha sconvolto la loro vita. Non sono andati neppure a Lanciano al processo contro Fabio Di Lello.

Fabio visibilmente sofferente e provato anche nel fisico è stato in aula pochi minuti e al rientro in carcere ha ripreso a piangere. I suoi legali, Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni attendono ancora una risposta dal Tribunale del Riesame sulla richiesta di annullamento della custodia cautelare in carcere. Una risposta che tarda ad arrivare e per questo da la stura a tante interpretazioni.

La decisione che i giudici del Riesame devono prendere non è semplice. Tecnicamente i motivi avanzati dai legali di Lello sono validi: Fabio Di Lello non è socialmente pericoloso, non c'è alcun pericolo che possa nascondere le prove non c'è pericolo che possa reiterare il reato. Resta tuttavia il fatto che ha commesso e ammesso un omicidio e aver ucciso una persona, quali che siano i motivi, è un fatto gravissimo che va punito con la detenzione.

Paola Calvano

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